Nel maggio del 2020 l’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte ha donato 140 milioni di euro per lo sviluppo dei vaccini e ha dichiarato di voler ancora aumentare il contributo italiano verso il gruppo GAVI, cioè direttamente verso Bill Gates che lo controlla. Oggi l’Italia rappresenta il quarto donatore mondiale di Gavi dopo aver versato un totale di un miliardo e 150 milioni di dollari.
Vogliamo quindi chiarire qualche aspetto ancora oscuro di questa operazione acchiappavaccini così importante per le finanze del nostro Paese e per le strategie sanitarie mondiali, partendo da un dato di fatto: questa grande fiducia nel magnate americano viene finanziata con i soldi dei contribuenti italiani, non è Giuseppe Conte a pagare di tasca propria. E dopo Conte, come si sa, Draghi ha continuato la missione vaccinale del tutto e per tutto, con contratti milionari e con tanto di esercito e check-point generalizzati, in puro stile israeliano.
A tal proposito ci sembra utile verificare il background dei protagonisti dell’era covidiana perché alcune scelte fatte in loro favore sono definitive. Ci ricordiamo di gigantesche frodi a danno della collettività nel recente passato. Vedi, per l’Italia, il caso del vaccino contro l’epatite B reso obbligatorio grazie ad una tangente di Glaxo Smith Klein a De Lorenzo e Poggiolini nel ‘91. Questo vaccino è poi rimasto obbligatorio, e c’è il pericolo che questo fenomeno si ripeta oggi col vaccino anti-Covid.
Quante misure liberticide e assurde che sembrano state create ad hoc per l’emergenza coronavirus, resteranno di fatto anche dopo che il cosiddetto pericolo pandemico sarà superato?
Non si può però escludere che la maggior parte di queste misure abbia un’altra finalità rispetto a quella annunciata dal governo, dal momento che la realtà sociale post virus vede un incremento dei grandi capitali e una depressione di tutti gli altri, dall’imprenditore edile all’operaio proletario.
È lecito quindi porsi la seguente domanda: non sarà forse che fin dal principio, a differenza di quanto suggeriscano le istanze governative, tale gestione della crisi abbia condizionato l’ampliamento della suddetta anziché rappresentare una semplice reazione al fenomeno pandemico?
A causa del coronavirus, alcuni si sono svegliati in un altro mondo, altri invece vedono confermati i dubbi sul mondo di partenza. Ne sono un esempio i cosiddetti complottisti: per loro non si tratta più di un gioco per internauti, ma di una lotta per la sopravvivenza rispetto ad uno Stato che è entrato con violenza nella loro vita attraverso misure autoritarie di controllo di massa e forti restrizioni delle libertà individuali, tra cui la libertà di espressione, boicottata in modo scientifico dalle grandi piattaforme social.
Arresti domiciliari, pressione poliziesca, controlli illegali, sequestri di persona, TSO punitivi e persino TSO permanenti. Lo sono le mascherine, per esempio, spacciate come dispositivo di protezione individuale nonostante accorcino il fiato e compromettano una corretta ossigenazione nel giro di appena qualche minuto.
Siamo oggi alle prese con un nemico visibile che fa di tutto per spostare l’attenzione verso un nemico invisibile, che ci vuole in guerra contro un fantasma mentre produce danni reali nel quotidiano, lacerando il tessuto sociale e disgregando i cittadini sia fisicamente che spiritualmente.
Nonostante lo sforzo, la comunicazione governativa non può però nascondere la manipolazione dei dati ufficiali, mentre l’imposizione di presupposti scientifici completamente infondati o inventati evidenzia sempre più le loro impossibilità logiche.
Per aumentare la confusione e poter stabilire un nuovo ordine al caos della nostra mente, ecco venire in soccorso il mainstream stesso a fornirci versioni contraddittorie sull’origine del virus.
Per fare un esempio, la storia del laboratorio cinese che avrebbe fatto fugare il virus, è un diversivo studiato a tavolino. Il laboratorio in questione non è in realtà nemmeno cinese: si tratta invece di un istituto franco-americano legato a inserm, istituto pasteur, fondazione merieux, fondazione rothschtchild e con lauti finanziamenti americani, semplicemente domiciliato in Cina.
Nel direttivo del laboratorio troviamo Yves Levi, presidente dell’INSERM, compagno dell’ex ministro della salute francese Agnès Busyn, responsabile di una martellante campagna di vaccinazione obbligatoria, e che ha di fatto catalogato l’idrossiclorochina come veleno togliendola dalla disponibilità dei medici di famiglia, mentre il remdesivir che ERA un veleno incontrava contratti miliardari.
Quando si è saputo che il dottor Didier Raoult la usava a Marsiglia per curare i pazienti interessati dal protocollo covid-19, il sistema vaccinista ha reagito scatenando contro di lui un vero linciaggio mediatico. In sostanza, l’idrossiclorochina sarebbe un concorrente economico del vaccino poichè usata per prevenire e curare sintomi influenzali gravi a poco prezzo. Ricordate il famoso studio che Lancet pubblicò per dimostrarne la pericolosità? Bene, 3 dei suoi 4 autori si sono subito defilati perché non potevano risolvere un problema di fondo: ovvero, i dati di partenza non venivano da una seria analisi statistica ma erano stati inventati di sana pianta da una società fantasma chiamata Surgisphere.
Veniamo dunque a Bill Gates, il soggetto di questo contributo.
Si parla tanto delle sue relazioni filantropiche, industriali e politiche ma un po’ meno dei suoi eventuali controllori e manovratori, sebbene a guardarlo agitarsi e appassionarsi con la sua flebile voce rauca, non sembri un leader quanto piuttosto un impiegato pauroso, scrupoloso e pieno di zelo. Come se su di lui pesasse una minaccia terribile e inqualificabile.
Vedremo invece che è possibile qualificarla.
Bill Gates, il 2° imprenditore più ricco del mondo, non è mai stato un self-made man. Nasce a Seattle da una ricca famiglia operante nelle banche, nella finanza speculativa e nella filantropia d’affari, molto vicina ai Rockefeller così come lo sarà Bill stesso già dall’inizio degli anni ‘90 quand’era studente ad Harvard (quest’ultima rappresenta da sempre un eccellente campo di addestramento per l’élite illuminata statunitense).
All’epoca il suo migliore amico è Paul Allen, un imprenditore informatico seguito dall’inseparabile avvocato Allen Israel, personaggio che si è occupato di gestire la fortuna di Allen anche dopo la sua morte nel 2018. Pensate un po’ la coincidenza: il sionista Allen Israel che fa da tutore al sionista Paul Allen, primo consigliere di Bill Gates, praticamente un sigillo di sicurezza già a inizio carriera. Fin quasi dalla culla, Gates viene blindato strettamente dalla comunità ebraica.
Per di più, Gates entra in Microsoft grazie a Steve Ballmer, imprenditore ebreo, legato a Israele da costanti rapporti con personalità di spicco nel panorama economico locale. Tra le altre cose Ballmer aveva sostenuto IBM contro Apple. Gates e Ballmer hanno stretto amicizia tra i banchi di Harvard nel 1970 e hanno collaborato fino al 2014, ovvero si sono frequentati per 44 anni.
IBM, quindi, è fautore delle origini di Microsoft (ricordiamo senza entrare nel dettaglio, che IBM uguale CIA e CIA uguale filiale americana del Mossad) dato che la stessa aiutò la famiglia Gates a sviluppare il sistema MS-DOS su richiesta della madre di Bill, mentre il padre, avvocato ed ex militare americano, diventa magnate del sistema universitario e primo responsabile della neonata Microsoft nel 1975.
I Gates sono anche una nota famiglia di eugenisti, che ha collaborato con il regime nazista attraverso i legami con l’esercito e l’implementazione dei primi sistemi IBM, conosciuti per il loro ruolo nella gestione dei campi di concentramento.
Anche Bill, infatti, è un Eugenista quando dichiara che considera necessario un certo depopolamento, e diventa parallelamente un santo protettore quando considera necessario il trattamento vaccinale per 7 miliardi di persone al fine di strapparle dalle fauci di innumerevoli nuove malattie (profeticamente previste con largo anticipo alla stregua di un oracolo).
Andiamo quindi a vedere come questo stinco di satana (non di santo, come si vedrà) è arrivato ai vertici della governance mondiale.
Per via degli inevitabili processi a Microsoft, società che ha rubato più di quanto non abbia prodotto nel settore dell’informatica, anche in violazione di qualunque norma sul monopolio e la concorrenza, Gates non trova altro modo per evitare sanzioni e tasse che quello di svestire i panni di investitore privato per darsi alla filantropia internazionale.
Dotato di una colossale fortuna e di credito bancario praticamente illimitato, Gates si erge negli anni a vero e proprio dirigente di Paesi poveri, influenzando profondamente la loro politica interna.
Egli investe in biotecnologia – con Monsanto – OGM, vaccini, eutanasia, microchip e criptovaluta integrata al corpo umano e svariate altre imprese.
La fondazione adotta i nomi di Bill e Melinda, perchè per l’opinione pubblica la presenza femminile è rassicurante in un contesto di raccolta di fondi, ma Melinda serve solo da rappresentanza: alle sue spalle c’è Warren Buffet, primo allievo e seguace del finanziere ebreo Benjamin Graham.
Buffet controlla una miriade di società per azioni, di cui segue una lista non esaustiva:
Berkshire Hathaway con sede in Nebraska, GEICO società di assicurazioni, e poi udite bene:
- Duracell,
- Dairy Queen,
- BNSF,
- Lubrizol,
- Fruit of the Loom,
- Helzberg Diamonds,
- Long & Foster,
- FlightSafety International,
- Pampered Chef,
- Forest River
- NetJets
- Pilot Flying J
- Ma anche:
- Kraft e Heinz
- American Express
- Wells Fargo
- The Coca-Cola Company
- Bank of America
- Goldman Sachs
- Apple
- United Airlines
- Delta Air Lines
- Southwest Airlines
- American Airlines.
Ecco, questa è solo una parte delle società controllate dal CONTROLLORE di Gates, Warren Buffet.
La fondazione Gates in apparenza non fa doni diretti ma alimenta un fondo d’investimenti e come trust investe nelle più grandi società, facendo aumentare le proprie azioni in borsa, partecipando ai benefici realizzati dagli azionari che fanno poi donazioni per società scelte.
Bill e Melinda fanno fruttare i soldi in borsa e investono sulle multinazionali – anche nell’industria delle armi – o nelle compagnie petrolifere come Shell, Total e altre imprese energetiche. Gates è ormai già largamente presente anche nel settore dell’agricoltura intensiva.
Un giornalista indipendente, tale Lionel Astruc ha stimato che Bill Gates evade più tasse di quanti soldi non doni con la sua fondazione.
Doni vanno anche verso l’UNICEF, il Rotary Club International (sicuramente non l’ultima ruota del carro massonico), alla società Bird (che si occupa di sviluppo rurale) e a GAVI, tutte compagini da sempre impegnate a portare i vaccini ovunque nel mondo, soprattutto nel terzo.
Gates fa colossali donazioni alla fondazione Clinton, è il primo finanziatore dell’OMS e dell’università John Hopkins (che pratica tra le altre cose vivisezione ed esperimenti sugli umani). Come è noto, queste due istituzioni sono fortemente influenti e sono i principali responsabili della versione ufficiale sull’emergenza Covid.
Soldi a pioggia, quindi, sulle case farmaceutiche e relativi laboratori di ricerca, soprattutto verso i più compromessi.
Per esempio, nonostante Johnson & Johnson sia stata travolta dallo scandalo degli oppioidi durante la metà degli anni ‘90 (cioè quando vendeva liberamente prodotti dalla tossicità ben dimostrata), ecco che anche lei trova il mega finanziamento di Bill Gates il quale, attraverso MasterCard e l’imprenditore ebreo Marc Zuckerberg, la incoraggiano a sviluppare un vaccino anti-covid. La pluricondannata Johnson & Johnson, assieme alla pluricondannata Pfizer, concorrenti ma finanziate dalle stesse borse, proprio come la neonata Moderna, che da un giorno all’altro si trova a poter gestire un colossale apparato produttivo. Competenze tecnologiche da vaccino che spuntano come funghi sul terreno delle grandi banche d’affari.
(tra parentesi il nostro Massimo Scaccabarozzi, pesce «medio piccolo» della rete Gates, Amministratore delegato di Johnson & johnson , attuale presidente di farmindustria e membro del Rotary Club, prevede una campagna vaccinale a tappeto su tutta l’Africa oltre alla costruzione di numerosi hub, centri di studio per l’aids e università scientifiche.)
Gates è tentacolare nel suo modo di toccare tutti i settori del mercato pandemico, tanto che con l’imprenditore ebreo George Soros, spende 41 milioni di dollari per acquisire Mologic, il primo produttore inglese di test farlocco PCR.
Eccoci ora al ruolo di Epstein, la cui influenza su Gates e altre figure chiave dello scenario pandemico, è stata sapientemente celata o almeno camuffata da tutti i maggiori mainstream, e come vedremo, a ragion veduta, perché trattasi di un personaggio davvero scomodo.
Nasce nel 1953 a New York in una famiglia ebrea di classe media e istruito nelle scuole pubbliche locali fino al 1974, quando, non ancora diplomato, falsifica il suo Curriculum e ottiene un posto da insegnante in un istituto chiamato Dalton School, dove dà lezioni di fisica e matematica e dove incontra l’uomo d’affari ebreo e ultrasionista Alan Greenberg, un donatore seriale dello stato israeliano e contributore principale della United Jewish Appeal che gestisce colossali flussi di denaro dagli USA a Israele.
Greenberg è dirigente nella banca d’affari Bear Stearns e offre un posto ad Epstein, prima come semplice trader e appena quattro anni dopo come Limited Partner, ovvero quasi un associato d’affari, dotato per di più di un importante portafoglio.
In questi anni comincia anche quella che gli stessi interessati – l’avvocato ebreo ultrasionista Allan Derschowitz e Jeffrey Epstein – definiscono una «close academic friendship». Derschowitz diventerà il suo avvocato e avrà un ruolo fondamentale nelle sue vicende personali e giudiziarie.
Nel 1981 Epstein fonda la Intercontinental Assets Group, una società di consulting che non tarda ad attirare clienti molto ricchi. Collabora con Steven Hoffenberg, finanziere della comunità ebraica, col quale elabora una strategia di recupero d’imprese in difficoltà, un’operazione questa che finirà in una maxi frode fiscale di 475 milioni di dollari, definita come schema di Ponzi: tale schema consiste nel remunerare i primi clienti di un fondo d’investimenti con i soldi dei nuovi clienti, un sistema piramidale fraudolento usato largamente anche dall’ex finanziere ebreo Bernard Madoff fino al crollo del suo impero nel 2008.
1986 primo incontro con l’imprenditore Leslie Wexner, anche lui ebreo.
Nel 1991 Epstein fonda una società di management finanziario e ottiene il posto di consulente responsabile nell’impero economico di Wexner. Costui è proprietario di Victoria’s secrets, Abercrombie & Fitch e altri retailer di moda. Epstein si rivela per lui utilissimo perché ben preparato sul funzionamento dei paradisi fiscali, e avrà finalmente accesso ad una serie di eventi mondani dove arruolare modelle ed ampliare la sua cerchia di conoscenze eccellenti.
Durante il suo servizio a Wexner, però, Epstein si adopererà a sottrargli almeno 46 milioni di dollari, dato che Wexner gli concedeva il diritto di firmare i contratti e gli assegni a nome suo. Sembra che Epstein si sia spesso vantato coi suoi amici che poteva addirittura controllare le emozioni dì Wexner e fargli fare ciò che voleva.
Dal 2002 al 2004 fa donazioni a varie università e fondazioni scientifiche, tra cui Heterodox Science che ha tra i suoi membri onorari l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak, il quale visiterà spesso Epstein a New York in compagnia di tante giovani ragazze. Epstein conosceva personalmente anche un altro fresco ex-premier israeliano, nientepopodimeno che Benjamin Netanyahu. Ricordiamoci anche che l’avvocato Allan Dershowitz è una conoscenza stretta sia di Netanyahu che di Barak.
Nel 2005 arriva l’accusa di molestie da parte di una ragazzina di appena 14 anni, che sarebbe stata abusata nella proprietà di Palm Beach dove, accompagnata da una compagna di liceo, avrebbe in teoria dovuto offrire solo un massaggio in cambio di soldi. Rivelatasi presto a tutte le partecipanti come una primaria strategia di adescamento, in cui il massaggio costituiva soltanto il preludio dell’inevitabile relazione violenta; unica relazione di cui Epstein, secondo le parole delle sue prede, sembrava essere capace.
Dalle indagini su questo complessato predatore sessuale, tra i più attivi degli Stati Uniti in quell’epoca, sono trapelati i certificati digitali e i registri di volo del Lolita express, l’aereo personale di Epstein, Essi contano vari ospiti, molto attivi nella scena pedo-criminale americana, tra cui: bill clinton (ben 26 volte in volo con lui), l’avvocato alan dershovitz, naomi campbell, il principe andrea d’inghilterra, woody allen, steven pinker ( altro prof di harvard), harvey weinstein eccetera eccetera.
Gli ospiti, sempre scortati da ragazze, soggiornavano con Epstein sia nella sua dimora di Palm beach, sia a New York, nel New Mexico o nelle famose Virgin Islands. Dettaglio non da poco, Epstein possedeva un’isola privata a Saint James, di sua esclusiva proprietà, ubicata ad un miglio dall’isola Saint Thomas, che era la più vicina a disporre di un aeroporto e di una caserma di polizia. Con il suo elicottero, Epstein trasportava i suoi ospiti da un’isola all’altra nella più totale discrezione. Tra di essi erano presenti numerosi minori e non si capisce per quale motivo potessero circolare liberamente in aeroporto, alla bella vista del personale di Saint Thomas, praticamente a braccetto con alcuni fra i personaggi più influenti del pianeta.
Succede però che una ragazza americana di 31 anni decide di uscire allo scoperto, si arma di avvocati e denuncia tutto. All’epoca dei fatti aveva 17 anni, quando fu usata come sorta di schiava sessuale per Epstein e poi per il principe Andrew d’Inghilterra. Inizia ad aprirsi una breccia giudiziaria che metterà ogni giorno più in evidenza la dimensione internazionale dei traffici sessuali, con diramazioni importanti soprattutto in Francia grazie a Jean Luc Brunel, agente di moda e proprietario di agenzie di top model. In pratica una filiale europea di prostituzione minorile per ultraricchi.
Nell’ottobre del 2005, visto il fioccare di testimonianze di abusi sessuali e lenocinio (sfruttamento della prostituzione), gli investigatori effettuano una perquisizione nella sua residenza principale.
Intanto continuano gli affari: il miliardario ebreo Mort Zuckerman, magnate dei media, imprenditore edile e ovviamente filantropo, partecipa con Epstein ad un finanziamento di 25 milioni di dollari per la rivista di cultura pop Radar magazine.
L’anno seguente la polizia accusa infine Epstein di atti di sesso illecito con minorenni. Il procuratore di stato Barry Krischer porta il caso all’attenzione di un gran giurì di Palm Beach, che grazierà però Epstein riducendo la causa ad una semplice accusa di induzione alla prostituzione, e ignorando la maggioranza delle accuse di abusi, portate ancora una volta da ragazze in gran parte minorenni.
Ancora: durante il 2006, sotto copertura di un servizio di massaggi che ormai è diventato quotidiano e di una clientela eccellente sempre in crescita, Epstein registra tutto ciò che succedeva in tutte le stanze della sua dimora, e cioè i rapporti sessuali tra le sue call girls e alcune persone influenti, da cui innescare o disinnescare qualsiasi eventuale ricatto o estorsione. Si parla, in americano, di blackmail, termine che indica l’obbligo per una persona politicamente influente, di realizzare l’agenda consigliata o imposta da altri, per evitare ritorsioni sulla propria immagine.
Nel bel mezzo di questa sfrenata attività produttiva per Epstein e per i servizi segreti israeliani, primi destinatari del materiale video raccolto, nel luglio del 2006, l’FBI riprende il caso di pedocriminalità aprendo un’investigazione federale sulle accuse di violenza che emergevano via via dalla Florida, da New York e dal resto degli Stati Uniti.
Un importante punto di svolta avviene nel 2007, quando gli avvocati di Epstein, tra cui Allan Deschowitz, iniziano una negoziazione con il procuratore di Miami, Alexander Acosta, per convincerlo ad accettare un patteggiamento vantaggioso per il loro cliente. In effetti, nel giugno del 2008 Epstein si presenta a processo in Florida dove si dichiara colpevole di induzione alla prostituzione di una minorenne ma nega di aver abusato o di aver avuto rapporti sessuali con minori.
Anzi, in questo accordo riservato, le vittime vengono definite né più e nè meno “under age prostitutes”.
Epstein viene condannato quindi a 18 mesi di prigione e un anno di servizi sociali e viene definitivamente registrato come sex offender (aggressore sessuale) ottenendo però l’immunità da tutte le accuse federali.
Si parla quindi di Immunity agreement per lui e anche per le sue più strette collaboratrici, ovvero quelle che lo aiutavano ad adescare le minori.
Viene previsto un mega compenso finanziario per le vittime, ma questa volta Epstein evita le sanzioni più gravi previste per stupro e abuso sui minori.
Di pari passo con il surriscaldamento della sua situazione giudiziaria, l’immagine già incandescente di Epstein, viene, per quanto possibile, protetta dai servizi segreti contro una temutissima sovraesposizione mediatica. Da una parte cominciano a fioccare minacce e intimidazioni verso i giornalisti più vicini al caso, dall’altra le prime vittime che hanno testimoniato vengono spiate, pedinate e minacciate in tutti i modi.
Venuti a conoscenza dell’accordo che prevedeva una così breve pena carceraria, i legali delle vittime coordinati da Bradley Edwards emettono una petizione urgente per contestarne le modalità e la segretezza, visto che i suoi termini non erano stati rivelati e le vittime non erano state né informate né consultate.
Al contrario, nell’ottobre 2008, durante la sua detenzione, Epstein fa praticamente ciò che gli pare, incluso trascorrere 12 ore di seguito nella sua residenza di Palm Beach dove poteva ricevere pubblico e persino continuare l’attività di sfruttamento della prostituzione minorile. Inoltre, è obbligato a dormire in cella, ma con tutti i comfort, in un settore isolato e lussuoso del complesso carcerario, dove i guardiani fanno di tutto per metterlo a suo agio e evidentemente non riescono a sorvegliare tutti i suoi spostamenti perché l’irrefrenabile Epstein ama nascondersi nel bagagliaio dell’auto di qualche ospite o del suo avvocato, sottraendosi così all’obbligo di sorveglianza giornaliera.
Interrogato ancora nel 2009, ogni volta che si trova in imbarazzo, interrompe la deposizione facendo largo uso del 5° emendamento. Ad ogni modo, è costretto suo malgrado ad ascoltare in aula alcuni dettagli della sua attività sessuale – mai povera di testimoni – tra cui quello fatto dall’avvocato in riferimento al cosiddetto EGG SHAPED PENIS, ovvero glande a forma di uovo. Riteniamo utile soffermarci su questo volgare particolare anatomico per una mera intuizione psicologica sulla natura delle pulsioni violente dell’accusato.
Circonciso, descritto come largo alla base e molto stretto verso la testa del pene che aveva forma ovale. La difformità anatomica per un predatore sessuale rappresenta un elemento che spiega in parte il desiderio, confermato dalla maggioranza delle testimoni, di umiliare la vittima e aggiungere mortificazione all’impulso di difesa che questa gli opponeva. Un’accusatrice che aveva 21 anni all’epoca dei fatti ricorda come Epstein fosse imbarazzato dalla forma singolare del suo pene, per questo tendeva a nasconderlo fino a farne effettivamente uso nell’assalto carnale. Senza soffermarci oltre sull’importanza di questo aspetto psicologico, teniamo presente che senza un forte complesso o trauma derivante dalla sua anatomia, Epstein non sarebbe probabilmente stato uno dei più furiosi psicopatici della storia d’America.
Tornando alla cronologia, nel luglio 2009 si ritrova già scarcerato dalla prigione di lusso senza aver passato un solo giorno nelle ben meno ovattate prigioni federali.
Non fa in tempo a tornarsene a casa che subito l’imprenditore ebreo Leon Black, CEO di Apollo management, gli presta 153 milioni di dollari in contratti di consulenza, che si scopriranno essere soldi della CIA. La società infatti altro non è che una banda di traders specializzata in frodi internazionali, molto forte a Wall Street. Ovviamente, non è dato sapere il motivo per cui la CIA avesse questa urgenza di alimentare il portafogli di un ex galeotto fresco fresco…
Novembre 2011 – Epstein viene schedato come predatore sessuale anche a New York
Passiamo al periodo 2011-2013
Epstein viene presentato a Bill Gates da persone di alto profilo attraverso la relazione che i due uomini avevano con Melanie Walker, titolare di un ruolo di primordine nella Banca Mondiale dopo aver lavorato sia per la fondazione Gates sia come consulente scientifico a libro paga di Epstein (nonostante si fosse appena laureata alla facoltà di medicina in Texas). D’altro canto, il marito di lei, Steven Sinofsky, lavorava già per Gates e diventerà infatti presidente della divisione Windows di Microsoft. Considerato il padre di Windows 8, Sinofsky resterà al servizio di Gates fino al 2012.
Nel Gennaio 2015 Virginia Roberts lo accusa di aver abusato di lei e di averla ceduta come schiava sessuale a diversi clienti quando era ancora minorenne. Un giudice federale blocca la sua denuncia ed Epstein si salva di nuovo dalla prigione.
16 febbraio 2017 – L’allora presidente Donald Trump annuncia la nomina di Alexander Acosta come Secretary of Labour, ovvero ministro del lavoro. Nomina spontanea o pilotata dai servizi segreti? Oppure suggerita dalla rete pedofila internazionale? Trump non ha mai smentito di aver incontrato varie volte Epstein e Maxwell e non poteva smentirlo perché ci sono i video e le foto che li ritraggono insieme in vari periodi della loro saga criminale. Trump era suo vicino di casa a Palm beach, lo conosceva da 15 anni come dichiarato da Trump medesimo nel 2002.
Nel ‘92 sono stati filmati insieme durante una festa privata mentre scherzavano sul fisico delle ragazze presenti in sala, invitate, almeno ufficialmente, per un calendario. Trump avrebbe presenziato ad alcune cene e ad almeno 5 feste nella residenza di Epstein, trovandole curiosamente sempre piene di ragazzine. Epstein si sarebbe addirittura vantato per anni di aver presentato a Trump l’attuale moglie Melania.
Febbraio 2019 – Un giudice stabilisce che Alexander Acosta ha violato il diritto di difesa delle vittime di Epstein quando concedette l’accordo segreto che gli evitò il carcere duro e mise precocemente fine al processo del 2008.
Le cause contro di lui intanto si accumulano, gli investigatori cercano di contattare un totale di 80 donne abusate dalla banda di Epstein, tra cui molte già morte di overdose o sparite nel nulla.
Nel luglio del 2019 viene quindi nuovamente arrestato e mandato in carcere dove, neanche un mese dopo, è ritrovato morto strangolato, in quello che le autorità riconoscono subito come un suicidio. Tre ipotesi sono però da prendere in esame:
La prima – Epstein si è effettivamente dato la morte in cella, un’ipotesi possibile ma improbabile, perché c’è un buco di 8 ore nella sua sorveglianza, nonostante Epstein fosse in regime carcerario speciale anche per aver già tentato un suicidio nel luglio 2019, quindi confinato in un ambiente la cui configurazione era specialmente studiata per impedire il suicidio. I registri delle guardie carcerarie in questo caso sono stati falsificati, le camere di sorveglianza non hanno funzionato e persino le immagini del suo primo tentato suicidio sono sparite, cancellate, secondo il direttore del penitenziario, a causa di un errore informatico.
La seconda – E’ stato ucciso per evitare che parlasse in tribunale. Seppur logicamente possibile, questa ipotesi presenta due problemi. I servizi segreti sono gli unici a potersi occupare di una simile missione ed Epstein era di fatto sotto la loro protezione, inoltre l’unica foto del cadavere fornita dai media dove i tratti somatici siano sufficientemente riconoscibili, è chiaramente falsa, non si tratta della stessa persona.
Ipotesi 3 – E’ stato esfiltrato dai servizi segreti e il suo dossier di morte è stato falsificato integralmente. Questa ci sembra la più probabile tenuto conto di tutte le falle dei sistemi di sicurezza avvenute contemporaneamente, che sembrano volute per impedire di verificare un eventuale suicidio e che rendono quindi necessaria la fabbricazione di false immagini dall’obitorio.
In ogni caso la sua scomparsa impedisce alle vittime di apparire a processo per testimoniare degli abusi subiti e confrontarlo in tribunale. L’argomento pedocriminalità sarà di conseguenza meno mediatizzato e soprattutto privato di importanti dettagli che avrebbero favorito l’estensione dell’inchiesta proteggendo quindi una rete pedofila ramificata anche in Europa attraverso la Francia.
Facciamo ora un passo indietro per capire il ruolo strategico di Epstein nel governo occulto americano, quello che influenza tutte le dinamiche sociali, dalle politiche di guerra fino alla scelta della cravatta per le apparizioni pubbliche dei vari presidenti.
Torniamo quindi al ‘91 con la morte di Robert Maxwell, che era un magnate della stampa inglese, un personaggio molto influente a livello internazionale, editore anche di stampa scientifica, rivelatasi un vero affare dato che i laboratori cominciavano a pagare per essere pubblicati dalle riviste scientifiche. Secondo alcuni analisti, Maxwell sarebbe un agente triplo MI6 + KGB + Mossad, un ruolo talmente delicato che Maxwell finisce ammazzato. Muore nel suo yatch da 20milioni di dollari, durante un misterioso summit di trafficanti d’armi. Sul suo cadavere ci sarebbero tracce di strangolamento, probabilmente un’esecuzione nel corso di una faida tra servizi segreti, tra cui gli inglesi e gli israeliani.
Nonostante un buco contabile di 460 milioni di dollari, Epstein si impossessa di ciò che resta della sua fortuna attraverso la figlia Ghislaine Maxwell, che diventa ormai un’inseparabile compagna di avventure. Da notare però che Epstein e Ghislaine si erano incontrati per la prima volta nel 1985 in un centro di Haman (appartenente ai servizi segreti israeliani), quindi in ambito militare e per azione diretta dello stesso Robert Maxwell.
Rimpatriata a Tel Aviv, la salma di Maxwell, nonostante le incresciose circostanze della sua morte, non viene occultata, al contrario, gli vengono offerti i funerali di stato. Alle sue esequie c’era tutto il gotha dell’esercito e dello spionaggio israeliano. Maxwell sarà salutato come un eroe nazionale per i servizi resi a Israele, in particolare per aver aiutato lo stato ebraico durante la guerra del ‘48, facilitando un importante passaggio di armi dalla Cecoslovacchia.
Il cuore del problema Epstein è dunque il seguente:
Viene arruolato nel Mossad da Robert Maxwell e per conto del Mossad filma per anni vari esponenti dell’élite politica mondiale mentre fanno sesso con adolescenti, registrando chissà quali altre tendenze riprovevoli dei suoi ospiti, a loro insaputa. Con quest’arma, lui e i suoi mandanti hanno concretamente il potere di influenzare la politica mondiale, inclusa quella sanitaria, un sistema che ha proporzioni già formidabili se non si trattasse che della mera punta dell’iceberg, e questo grazie ad una giustizia che ha incriminato Epstein davvero malvolentieri e soltanto perché schiacciata dal pressing esercitato dagli avvocati delle vittime.
Contemporaneamente alle gesta del quasi onnipotente Epstein, il periodo dal 2016 al 2018 vede anche l’emersione del Pizzagate, un filone pedo-criminale dove le vittime sono ancora più giovani e la cui sorte è stata forse addirittura peggiore; un sistema forte, con un ampio bacino di potenziali vittime (circa 460 mila bambini scomparsi all’anno solo negli Stati Uniti) e che ha come protagonisti John Podesta, Bill e Hillary Clinton, Barack Obama, Al Gore, Abramovic e tanti altri pezzi da novanta della governance mondiale.. Un’inchiesta tanto spinosa, che porterà solo a New York a ben 12 suicidi sospetti tra le fila della polizia, oltre che la defezione più o meno volontaria di decine di giornalisti. Scompaiono le vittime, scompaiono i responsabili e scompare chi li cerca.
A livello mediatico ciò che resta di questa sistematica scrematura del materiale criminale è una versione commestibile per il pubblico che non deve essere troppo ricca di particolari e che soprattutto possa deviare l’attenzione verso aspetti minori o irrilevanti. La stampa non può neanche sfiorare questioni quali il contesto della relazione Epstein/Maxwell, e dissimula sapientemente l’importanza della relazione Gates/Epstein.
I loro primi incontri risalgono al 2011 quando Gates gli fece visita a New York almeno 3 volte. Ma è ormai di dominio pubblico che nel 2013 Gates abbia fatto parte dell’equipaggio del Lolita express, portando a 6 il totale dei loro incontri. Secondo la versione ufficiale, i due miliardari discutono della loro attività filantropica e della possibilità di creare una fondazione insieme, progetto del quale Gates non vorrà più parlare perché successivo alla prima condanna di Epstein quale sex offender.
Da una e-mail inviata ad alcuni colleghi e trapelata al N.Y. Times, Gates dice quanto segue «a very attractive Swedish woman and her daughter dropped by and I ended up staying there quite late»
Si trattava di Eva Andersson Dubin, accompagnata dalla figlia di 15 anni.
Questo incontro avrà, come prevedibile, alcune conseguenze strategiche:
Nell’ottobre 2014 Gates dona infatti 2 milioni di dollari al MIT su invito di Jeffrey Epstein.
Nel 2015 fa una serie di famosi discorsi dove pre-annuncia le imminenti pandemie mondiali e dove sembra già conoscere l’essenza di ciò che la sua stessa controllata OMS dichiarerà pochi anni dopo.
Notiamo anche che Epstein avrebbe fatto il suo testamento due giorni prima di morire.
Nelle sue volontà nomina Boris Nikolic come esecutore in caso di litigio fra gli avvocati. Nikolic è specialista di Big Pharma nel settore vaccinale e braccio destro, guarda caso, proprio di Bill Gates.
Insieme a Bill Gates, Nikolic è azionario di Moderna e sviluppatore della tecnologia dei microchip sottocutanei protetta dal famoso brevetto della criptomoneta 060606.
Nella genesi dei laboratori Moderna ci sono quindi Epstein, Nikolic e Gates.
Tutte le Big Pharma hanno come principali capitalisti le ormai onnipresenti società di investimento (shareholders in inglese), che sono una sorta di macro proprietario: si tratta essenzialmente di Vanguard, Blackrock e State Street le quali movimentano una massa di 18 trilioni di dollari, più o meno corrispondente all’intero PIL di tutta l’Unione Europea. Blackrock è azionaria nelle 30 più grandi imprese mondiali, si trova essenzialmente nella condizione di potersi fare concorrenza da sola.
Epstein aveva la casa più cara di New York e numerose altre proprietà immobiliari tra cui un immenso ranch nel New Mexico.
Era dedito al riciclaggio di denaro sporco, alle frodi fiscali, sotto protezione della CIA, per la quale incontrava trafficanti di armi e spie, mentre la sua amica Ghislaine adescava adolescenti per lui e per i suoi clienti, ignari che tutte le sue residenze fossero tappezzate da telecamere. Ragazzine selezionate fra le più affidabili e discrete schiave sessuali, soprattutto fra le più fragili perché provenienti da storie familiari e sociali disperate, aspetto molto utile in caso di un eventuale eliminazione.
Anche Bill Clinton ha volato sul Lolita express, incontrando Epstein varie volte, sia in sede ufficiale che privata. Addirittura il principe Andrew, coinvolto anche lui per aver abusato di una ragazzina, viene definito come l’asso nella manica di Epstein, un pezzo grosso molto facile da ricattare perché particolarmente grossolano nella sua perversione e altrettanto maldestro nella sua difesa.
Proviamo ad osservare il quadro della vicenda su 3 livelli:
Livello 1 – c’è un miliardario perverso che violenta e fa prostituire ragazze minorenni.
Livello 2 – c’è l’operazione pilotata dal Mossad, con rapporti sessuali filmati e conservati a fini di ricatto (blackmail)
Livello 3 – ci si può chiedere chi finanziava Epstein a parte il Mossad? C’è probabilmente il cosiddetto Mega Group – rappresentato dal miliardario Leslie Vexner (victoria’s secret, abercrombie and fitch) – facente capo alla famiglia Rothschild. Trattasi di un gruppo ultra segreto di miliardari dotato di un potere finanziario sufficiente a finanziare e controllare gli stessi servizi segreti.
Nel contesto del grande reset deciso a Davos e dalla cabala mondiale, al di sopra di un abisso economico, si ergono le banche troppo grandi per fallire. Epstein, con le sue lolite pronte all’uso, tira le redini di questo circuito di corruzione che va da Harvard alla Silicon Valley, passando per il MIT e l’OMS. Epstein ha partecipato alla Trilaterale e all’amministrazione del consiglio di Davos, solo la sua scomparsa fisica ha fermato una carriera che poteva portarlo, chi lo sa, fino a una grande carica governativa.
La sua Ghislaine è ancora viva, sorvegliata in carcere 24 ore su 24 e difesa anche lei da un avvocato ebreo, il talentuoso e funambolico David Markus. Ebreo è pure l’avvocato che ha difeso Jean Luc Brunel, rappresentante del settore francese dell’industria pedofila di alta gamma poichè agente di top models.
Dal 2001 Epstein trascorre sempre più tempo in Francia. Nel 2019 era talmente esposto a Parigi che nel jet-set lo conoscevano tutti e la sua influenza non mancherà di farsi sentire, visto che il governo francese è tra i più israelo-diretti al mondo.
A mo’ di esempio, contro Montagnier e contro Raoult che hanno provato a ridimensionare lo spauracchio pandemico, si sono scagliati una serie di personaggi appartenenti alla stessa comunità, come Laurent Alexandre – urologo belga affiliato all’eugenista israeliano Yuval Noah Harari, esponente questi dell’estrema destra sionista.
C’è Macron, a servizio dei Rotschild, lui stesso vittima di pedofilia da parte dell’attuale moglie, personaggio lanciato dal sionista Attali, al pari esuberante e misterioso, tanto che non esistono foto precedenti all’incontro con la maestra Brigitta, avvenuta fra i banchi di scuola nel ‘92.
Dalla politica alla stampa passando per la medicina tutti i personaggi cardine della strategia covid in Francia appartengono al popolo autoeletto, citiamone alcuni:
- Jacques Attali,
- Agnès Buzyn,
- Yves Levy,
- Alain Bauer,
- Jérome Salomon,
- Gilbert Deray,
- Jérome Guedj,
- Martin Hirsch,
- Laurence Tubiana, ,
- Robert Sebbag,
- Michel Cymes,
Tutto porta a credere che la rete pedofila tra Epstein e Brunel aveva in Francia una diramazione importante sia nel reclutamento delle vittime di abusi quanto nel sistema di ricatti che i servizi segreti continuavano a tessere sotto l’epopea sessuale dei suoi protagonisti. Epstein non aveva solo un appartamento a Parigi, aveva quasi le chiavi della città, aveva il controllo o la collaborazione di una parte importante del gotha politico francese. Pensate a Macron davanti alle ceneri di Notre Dame de Paris, il più grande centro energetico della cristianità del paese, sorridere mentre promette di ricostruirla e avrete un’idea del funzionamento globale della dottrina di Davos, bombardare tutto per installare una nuova pax israeliana sul deserto dei diritti umani.
In conclusione:
La sedicente pandemia di covid non è solo falsa a livello fenomenologico ma strettamente legata a dinamiche che precedono di gran lunga la sua insorgenza. Si tratta di un progetto che ha base in Israele, imposto a livello mondiale da personaggi che non hanno nessun interesse verso la salute pubblica poichè il loro unico ruolo è quello di dipanare un piano prestabilito. Eugenistico e satanico. Proposto con la corruzione o imposto col ricatto. Epstein è la storia di un legame automatico tra l’importanza della partita mondialista e l’importanza delle tattiche che saranno poste in essere per portarla a risultato.
Condividete questo contributo con chiunque voglia saperne di più su Gates e Epstein, questi due brillanti artefici della palla covid e “amici per le palle” nel sottoscala della sanità mondiale.